Come in ogni Confraternita, il Rito della Vestizione esprime nel confratello il passaggio dal periodo di “aspirantato” a quello in cui effettivamente entra a far parte del sodalizio, assumendone gli obblighi e godendone tutti i diritti. Si deve dire che non in tutte le Misericordie, specie in quelle di recente formazione, il periodo di prova del candidato culmina necessariamente con la Vestizione.
Più generalmente, e così accade anche nella Misericordia di Cagliari, si da libera discrezione ai Confratelli effettivi di accedere a questo Rito: in tal modo si ritiene che venga conservata meglio la genuinità di una scelta, quale è la Vestizione, che è di vivere con maggiore consapevolezza ed impegno di fede la propria esperienza di volontariato cristiano.
Vestire l’abito della Misericordia significa dunque scegliere di impegnarsi più profondamente nel vivere la varietà dei carismi di questa antica Associazione, che fin dalla sua origine coniuga l’impegno assistenziale e caritativo a quello di un approfondito cammino di fede cristiana, illuminato dalla Parola di Dio e consolidato dalla grazia dei sacramenti. Chi sceglie liberamente di compiere il Rito della Vestizione, insomma, desidera impegnarsi più concretamente nell’approfondire la crescita della fede, nel rendere più fervido lo spirito di preghiera, nel testimoniare la carità soprattutto attraverso l’esercizio delle opere di misericordia corporale e spirituale; questo consente di sperimentare con maggiore completezza la ricchezza della Misericordia, che fin dalla sua origine non è stata semplicemente un società di assistenza ma una vera e propria associazione di credenti cristiani, che traducono nella carità fraterna quanto credono nella fede, come tante altre confraternite laicali che nacquero in quel periodo, desiderose di vivere con concretezza gli insegnamenti del Vangelo.
Il Rito attualmente in uso nella Misericordia di Cagliari è stato realizzato per la Vestizione del 17 marzo 1996, in occasione del 20° anniversario di fondazione, e presieduto per la prima volta da S. E. Mons. Antioco Piseddu, vescovo di Lanusei.
Il Rito si compone di varie parti: dopo la Monizione introduttiva del celebrante, si legge un brano della Sacra Scrittura, cui segue una breve esortazione. Quindi ha luogo la Presentazione dei candidati e interrogazioni: i candidati sono chiamati personalmente (essi rispondono : Eccomi!) e interrogati sulle loro intenzioni di rinnovare la fede e accrescersi nella carità, seguire il vangelo e osservare lo Statuto della Misericordia, compiere le opere di misericordia corporale e spirituale, partecipare assiduamente alla vita della Confraternita.
Quindi il celebrante pronuncia la solenne Preghiera di benedizione sui candidati e successivamente benedice e asperge con acqua benedetta le vesti e le corone dei rosari, che vengono consegnate a ciascun confratello con queste parole: “(nome del confratello), ricevi la veste della Misericordia: la carità di Cristo ti spinga al soccorso dei fratelli “. Ciascun confratello, aiutato da un confratello più anziano che funge da “padrino”, indossa la veste che è quella comune a tutte le Misericordie: una tunica nera (colore che simboleggia la penitenza), cinta da un cordone anch’esso nero al quale si appende la corona del Rosario (segno della devozione a Maria, madre di misericordia); la veste ha un cappuccio, chiamato buffa, che simboleggia il completo anonimato (e dunque la gratuità) dell’opera di misericordia. Segue la Preghiera dei fedeli e la recita del Padre nostro; l’Orazione e il canto della Salve Regina concludono il Rito.